Urban Art
17 Artisti
Grandi artisti internazionali che hanno fatto e proseguono la storia della Urban Art si riuniscono per restituire senso e substrato a una delle correnti più iperdinamiche dell’Arte Contemporanea.
BOOST
BOOST fa il suo primo pezzo durante una notte di primavera in un sottopasso pedonale di Windsor, aveva 13 anni. Il ricordo dei momenti chiave sono una cosa fondamentale per una memoria difettosa. Ricordare quello spirito e ricordare che siamo i discendenti di una corrente giovanile improntata sulla scoperta e sulla visione remixata del mondo. Tutto quello che fa cerca di riassumere questo che definisce “memory from the future” come nel disco di Kode9 & The Spaceape. Tensione al futuro, ricerca di nuovi stili e originalità sono fondamentali nella sua ricerca. Tutto risiede lì, l’estetica è al servizio di quell’istinto evolutivo primordiale, non conta lo stile in sé ma la ricerca di nuove soluzioni. Scegliere il proprio nome è uno degli atti più rivoluzionari che ci sia e per BOOST è questo l’atto a cui deve tutta la sua gratitudine e nei confronti del quale lui, con onestà, vincola il suo stile originale. Crede nel disegno come atto generativo, per questo nel suo lavoro c’è sempre il disegno, e crede nella musica come veicolo delle filosofie e per questo nel suo lavoro c’è sempre la musica. Equilibrio ritmico e slow. La domanda è: come può un artista evolvere e raccontare il suo rapporto col mondo. Come può un writer comunicare altri contesti senza falsificare la sua essenza hard core. Il vuoto nei suoi lavori rappresenta la crisi dei nostri tempi ma anche uno spazio di possibilità.
CENTO CANESIO
CENTO CANESIO ha utilizzato per la prima volta gli spray nell’estate del 1989, e da li in poi si è appassionato ai graffiti e alle subculture, come lo skate, la musica hip hop e punk hardcore, concentrandosi poi sempre di più sul disegnare quasi ed esclusivamente treni in giro per il mondo. Ha usato parecchi nomi, ma il più significativo è CENTO, nel quale è andato a semplificare le lettere passando da un complicato stile wild style a forme sempre più asciutte. A questi abbinava spesso dei character, tipo il Canesio appunto, un cane che è poi divenuto anche parte integrante della sua firma. Il suo percorso illustrativo lo ha portato a concentrarsi su uno stile figurativo che gli permette, attraverso disegni elementari, comprensibili a tutti, intuibili da ogni fascia di età.
DADO
DADO è considerato uno dei precursori del Writing in Italia, con un lavoro che da sempre si contraddistingue per la versatilità poliedrica che lo spinge a sperimentare il Lettering e la Poetica della strada. Negli anni sperimenta differenti espressioni artistiche (scultura, design, pittura) e differenti materiali (carta, tela, cemento, tessuti, legno, metallo, ceramica etc.), frutto di vivaci contaminazioni di
pensiero. DADO concepisce il Writing come una disciplina rigorosa, da inserirsi all’interno di un dibattito più ampio che riguarda l’arte contemporanea. Il suo stile tende all’analisi razionale del mezzo lasciando intravedere una naturale tensione all’introspezione del segno grafico. Tra i fondatori della storica crew bolognese SPA, in oltre 25 anni di carriera, Dado ha stretto gemellaggi con altre importanti crew. Da anni è impegnato attivamente nell’organizzazione di progetti ed eventi legati al mondo del Writing in Italia e all’estero che hanno conclamato la disciplina del Writing quale muralismo urbano, un nuovo riferimento dello spazio visuale ed estetico. Oltre all’intensa attività artistica si è da sempre occupato anche degli aspetti teorici legati al Writing, contribuendo a pubblicazioni, conferenze e seminari promossi da istituzioni.
ETNIK
La Tag ETNIK nasce a Firenze nel 92 e da subito inizia una frenetica attività’ pittorica , di viaggi e di contatti, capendo da subito che il writing e la cultura hip hop in generale è la sua strada. L’interesse si focalizza sul paesaggio urbano giocando tra tra DIPINGERE LA CITTA’ e DIPINGERE SULLA CITTA’ creando grandi agglomerati geometrici, a volte più’ portati al figurativo altre volte decisamente astratti nelle forme. Le sue grandi opere sono visibili sui muri di città quali Chicago, Dusseldorf, Parigi, San Francisco, San Paolo, Volos, e altri.
GIORGIO BARTOCCI
Diviso tra Urban Art e product-design,GIORGIO BARTOCCI si fa portavoce semi-inconsapevole di una tensione creativa che scaturisce dai costanti input della società contemporanea. Sempre impegnato nella sua interazione figurativa tra le complesse strutture urbane e i loro contesti sociali, su pareti e tele l’artista ricrea una simbolica sintesi delle surreali routine da ‘modernità liquida’ che ci circondano.
Nelle sue opere a tratti astratte – da decodificare – personaggi umanoidi a mo’ di ‘primitivi del futuro’ fluttuano in balìa di incontri-scontri fra scenari stratificati e realtà multisfaccettate. Sfumature, sovrapposizioni, sottolivelli, silhouette, segni e sintomi non sono mai casuali. La tensione cui dà forma l’artista è la stessa tensione in cui ognuno ristagna; una tensione creativa che in GIORGIO BARTOCCI dà i suoi frutti grazie a un’iconografia personalissima, evocativa e intima come un desiderio proibito.
HEMO
Enrico “HEMO” Sironi emerge come una figura di spicco nella scena artistica italiana per il suo stile unico che combina scritte e forme organiche. La sua presenza artistica ha contribuito a plasmare l’estetica e il gusto collettivo legati alla Street Art. Dai primi anni 2000 partecipa attivamente ai principali eventi di graffiti, oltre a organizzare mostre e progetti legati all’arte urbana dimostrando la capacità dell’arte di riqualificare gli spazi pubblici. Per HEMO l’arte è strumento di cambiamento positivo nella comunità. Figura eclettica, è capace di coniugare la sua vasta esperienza artistica con il ruolo manageriale adottando un approccio innovativo. Il suo talento nel creare spazi in cui l’Urban Art possa raggiungere la sua massima espressione è fondamentale non solo per valorizzare l’arte stessa, ma anche per aggiungere un elemento distintivo e coinvolgente per gli ambienti di lavoro, oltre a dimostrare il suo talento nell’incanalare la creatività di ciascun artista verso la realizzazione di un’opera complessiva coerente.
JOYS
In bilico tra undeground e istituzionale, la ricerca di JOYS è stata riconosciuta dagli addetti ai lavori del sistema dell’arte come inedita e personalissima grazie anche al suo maniacale studio del lettering: forme che nel tempo si stratificano e si arricchiscono di livelli e linee con cui JOYS ha costruito labirinti impossibili dove nulla è lasciato al caso e le forme ubbidiscono sempre a precise regole logiche e geometriche.
MACS
MACS si appassiona al disegno e all’arte fin da ragazzino e studiando da autodidatta trova il modo per soddisfare la propria curiosità del mondo. All’inizio degli anni ’90 realizza i suoi primi graffiti, che dopo qualche tempo comincia a firmare con lo pseudonimo “Mac.S”. Lo studio di materie tecniche e scientifiche sperimentali da sempre influenza il suo percorso artistico. Conosciuto in Italia e all’estero, dipinge murales di grandi dimensioni, in molte città d’Italia e del mondo, partecipando a numerose quanto importanti mostre collettive e personali, eventi, rassegne nazionali e internazionali di writing, street art e d’arte in genere, ricevendo numerose interviste, speciali e articoli dedicati su note riviste di graffiti ed arte e ha collaborato con diversi artisti e marchi famosi. Indipendentemente dalla tecnica, MACS possiede una cifra stilistica ben riconoscibile che influenza generazioni di writers: il suo segno declinato al fumetto, allo studio del lettering, e al fotorealismo, che uniti a un innato senso pittorico, gli permette di lanciare messaggi colorati su muri di città, silos, cabinotti elettrici, fino ad arrivare alla tela ed agli oggetti più disparati. I suoi lavori non campeggiano per le strade urbane per semplice vezzo artistico, ma per stimolare un pensiero negli osservatori, mediante una rappresentazione apparentemente semplice, ma che sempre nasconde uno studio meticoloso e di forte impatto. MACS lavora come grafico, illustratore e graffitista.
MADE 514
L’amplificazione del gesto e del dinamismo per MADE514 è fondamentale. Le linee curve sono per lui una scelta d’ anima, mettendolo in risonanza con un linguaggio archetipico. Gestualità, ritmo e dinamica sono le componenti che in una tag formulano la traccia grafica da cui trae origine l’architettura del suo lettering, modalità che esprime la sua essenza scevro dalla rappresentazione formale, che a volte usa come amplificatore di tensione o come realtà a sé stante. La tag è un kanji e il pezzo una sua esplosione formale, attraverso lo studio della tag MADE manifesta l’essenza delle sue interiorità attuando una riformulazione estetica ed espressiva. Ora MADE si sta confrontando anche con la scultura nel tentativo di riassemblare nella tridimensionalità il suo immaginario dinamico scevro dal peso della gravità.
PEETA
Lui, PEETA, anche noto come Manuel Di Rita, va oltre i confini convenzionali nell’arte del graffito, scolpendo dinamiche dialogiche tra geometria e contesto. Le sue opere anamorfiche ridefiniscono le superfici, provocando una “interruzione temporanea della normalità” che sfida la percezione. Fondendo lettering ed estetica tridimensionale, le sue creazioni smontano preconcetti, favorendo prospettive fresche. Insieme a murales e tele, la scultura diventa un’esplorazione tattile di luce e ombra. Con una presenza globale dal 1993, il suo lavoro invita gli spettatori in un mondo visivo dove trasformazione e rivelazione si incontrano, mutando spazi familiari in esperienze straordinarie.
PROEMBRION
PROEMBION è un pittore con origini nel campo dei Graffiti, dell’Arte generativa e con una laurea specialistica in architettura che si riflette nel suo dipingere illusioni cromatiche dello spazio, la cui trama è tuttavia matematica.
È stato iniziato a quest’arte da un vecchio amico e goduto della comunità creativa della sua città natale, Olsztyn, in Polonia. Il suo stile inizialmente vede vincoli geometrici e schemi di colori usati per il lettering, ma con il tempo questi sono divenuti l’aspetto principale delle sue composizioni. Oggi la sua pratica si è evoluta nella composizione di oggetti matematici che sono, in un certo senso, il soggetto dei suoi dipinti, giacché l’artista è irresistibilmente affascinato dalle nuove forme e dalle combinazioni di colori che derivano proprio dalle sue scoperte matematiche.
SATONE
Fin da subito l’artista tedesco Rafael Gerlach, in arte SatOne, impara a padroneggiare le regole della figurazione prima di sviluppare un proprio linguaggio visivo distintivo. Dal 2000, la sua ricerca libera e le ricerche estetiche lo hanno portato a decostruire i principi artistici appresi, portandolo costantemente verso l’astrazione. Da allora, l’attenzione si concentra sulle impressioni degli oggetti, su come comunicano con l’osservatore e su come vengono interpretati attraverso le composizioni di volumi e colori. Le sue opere astratte si concentrano sul dialogo tra oggetto e ambiente. Il suo peculiare linguaggio visivo ricerca la connessione tra superficie, architettura e funzione, nonché la situazione culturale e sociale del luogo. A causa dei cambiamenti esterni dello spazio urbano, il linguaggio di SATONE è costantemente in movimento e rimane quindi in aperto dialogo con le strutture esterne, le persone e il mondo vivente. Le opere di SATONE realizzate in strada, se confrontate con quelle realizzate nel suo studio, contengono alcune distinzioni, per lo più riconducibili all’incapacità di utilizzare negli esterni le tecniche usate in atelier. L’inconscio e le risonanze che la mente è in grado di cogliere sembrano essere di primario interesse per SATONE, che si allontana dal privilegio dell’interpretazione aprendo a uno spettro più ampio di possibili significati, e lasciando agli spettatori il compito di percepire quello più pertinente. Oltre ai suoi murales e ai lavori in studio, ha creato una serie di 100 loghi SATONE che saranno oggetto di una pubblicazione di prossima uscita. L’idea principale del libro è quella di parlare delle opere e dei contesti ambientali nei quali sono stati creati.
SODA
Dall’età di 6 anni, l’arte è stata il fulcro della vita di SODA. Il graffito è diventato il suo mezzo espressivo a 16 anni, nel 1993. La costante domanda su cosa significhi l’arte ha plasmato il suo percorso. Si è immerso negli studi delle arti, dell’architettura e del design, esplorando diverse tecniche come pittura, disegno, modellazione e scultura. Professionalmente, il focus di SODA si è spostato sul design, lavorando con studi rinomati in tutta Europa nel design grafico, del movimento, industriale e dell’interfaccia utente.
Nel 2012, ha cambiato radicalmente la sua carriera artistica, passando da un impiego a tempo pieno a un’autonomia professionale. Ora, con impegni a tempo parziale, ha finalmente modo di dedicare il 100% della sua energia a ciò che ama di più. Il lavoro di SODA ruota attorno al ritmo, allo spazio, alle forme, alle luci e alle ombre. Elimina i colori mantiene la focalizzazione sugli elementi essenziali, un esercizio continuo di auto-scoperta riflesso in un modello artistico sempre in evoluzione.
Un aspetto fondamentale del suo lavoro è il suono. Immerso in vari generi, principalmente elettronici, ha trovato ispirazione. Tuttavia, il desiderio di una connessione più profonda lo ha portato a creare i suoi suoni. Questa vita parallela, plasmando la sua propria colonna sonora, si intreccia senza soluzione di continuità con la sua arte visiva. Questi suoni autogenerati fungono da catalizzatore per il processo creativo, influenzando l’umore e la struttura delle sue opere d’arte: una sintesi di caos ordinato in cui “Il Diavolo sta nei dettagli.”
V3RBO
Oltre all’utilizzo di tecniche pittoriche, tipiche della cultura dei graffiti in cui è cresciuto e ai primi disegni al computer, realizzati con D-paint4 su un Comodore Amiga500, V3RBO ha introdotto nuove regole visive celebrando la scrittura e indagando le sue derive mediali. Partendo da un ampio studio sul lettering è passato all’utilizzo di altri strumenti come i videoproiettori e il “FLxER”, un software che ha contribuito a sviluppare dal 2002 e che utilizza per esibirsi come visual artist in locali di musica elettronica, ma anche a mano libera per strada. In altri casi la ricerca del segno lo porta ad atti performativi contrastanti, performativi e partecipati. Negli ultimi anni si è dedicato all’utilizzo di strumenti di realtà virtuale e aumentata e di intelligenze artificiali, con i quali ha creato diverse opere. Il cuore dell’opera di V3RBO è lo sviluppo delle lettere, secondo le regole dell’aerosol-art e dello style writing.
VESOD
La sua pratica artistica si rifà alla ricerca surrealista di Salvador Dalì, René Magritte, Maurits Cornelis Escher. Nel fare Arte Pubblica intraprende un dialogo con le persone del posto, indaga lo spirito del luogo per concentrarsi sui miti e le leggende del posto. Per VESOD il mito è l’archetipo, il significato profondo che lo mette in contatto con l’inconscio delle persone permettendogli una comunicazione intensa e intima. Da qui nascono le sue immagini oniriche che raccordano realtà e finzione, passato e presente, significato e significante.
WON ABC
Probabilmente l’essenza della pittura e della creazione è quella di un’espressione non rigida. La forma e il disegno sono strumenti con cui lavorare, e con la direzione sono solo un medium, un esilir dell’esistenza, per rendere artisticamente visibile l’essenza della vita in totale armonia con corpo e anima. Ogni giorno Won deve rompere gli schemi e rinnovarsi come nello stile camaleontico dell’uomo. Ogni forma precostituita, per quanto possente, nasconde il cammino verso la verità. La vita non conosce confini. Il caos governa il nostro spazio. L’arte è strumento di cambiamento; non serve puntare il dito verso un mondo orribile che vive di armi atomiche, biologiche e chimiche, di inquinamento, di immenso disprezzo dell’essere umano, di razzismo e violenza contro Madre Natura. Occorre abbattere idee preconcette, muri, barriere, in modo da poter ricostruire le cose in modo più sano e bello. L’arte è probabilmente il modo più bello per cambiare questo meraviglioso mondo di merda, creando un contro-mondo. Qualcosa che riduce le iperpotenti energie negative di questo mondo. WON ABC costruisce un mondo nuovo, un mondo pieno di colori.
ZED1
Scrive Davide Barbieri: Marco Burresi, in arte ZED1, è uno street artist, nel significato più genuino del termine.Tramite un costante e variegato sviluppo della tecnica, il suo stile si evolve conseguentemente alla sua attività di writer, che lo porta a dipingere treni, muri e superfici di ogni tipo.Seguendo la sua predilezione per il figurativo, arriva a creare un mondo di burattini umanoidi, che, nella loro apparente asetticità, interagiscono con la realtà che li circonda, evolvendosi tanto nello spazio quanto nel tempo (come nel recente “Second Skin”). ZED1 si muove, attraverso una una raffinata danza di forme e colori, in un surrealismo postmoderno, che anche nei suoi tratti più irrazionali rimanda a una lucida consapevolezza, a volte malinconica, a volte terribilmente ironica.